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Una montagna di eccellenze

La prestoria

Il territorio che ospita le affascinanti cittadine di Cammarata e San Giovanni Gemini rivela una storia affascinante e in gran parte inesplorata. Numerose grotte sono disseminate nel territorio, nascondendo al loro interno indizi che ci riportano indietro fino all'età della pietra. Soprattutto nella zona del Pizzillo, le grotte, nonostante non siano state completamente esplorate, hanno fornito importanti testimonianze della presenza umana durante il periodo epipaleolitico, come dimostrano i manufatti e i reperti in pietra risalenti a quell'epoca. In più, sono stati scoperti frammenti di ceramica liscia, impressa e dipinta, che attestano l'antichità degli insediamenti.

Le esplorazioni in questa zona, condotte negli anni '60 dal Gruppo Speleologico "Akragas", hanno contribuito a chiarire l'importanza storica e archeologica del sito. Tra le grotte più significative, spicca la grotta di Acqua Fitusa. Un team composto da Eduardo Coffari, Francesco Carta, Giovanni Longo e Giovanni Amormino di Vito ha esaminato accuratamente questa grotta nel settembre 1931, lasciandoci una dettagliata documentazione del loro lavoro.

Più recentemente, la ricerca scientifica della grotta, avviata grazie all'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria e alla Soprintendenza alle antichità di Agrigento, ha avuto un ruolo cruciale nel portare alla luce oltre tremila pezzi. Gli studiosi A. Palma di Cesuola, P. Gambassini e G. Bianchini hanno esaminato una serie di strumenti di pietra, tra cui bulini, grattatoi, troncature, punte e lame, risalenti a circa 13.760 anni fa, come confermato da analisi al carbonio-14.

Altri siti di interesse includono le grotte della contrada Fosse, abitate anch'esse in epoca preistorica, le Rupi Rosse della Montagnola di origine marina, la Caverna della Vecchia 'Ntantara e quella dei Ladroni, conosciuta anche come la Fridda. Questi luoghi, ricchi di storia, attendono solo di rivelare i loro segreti agli occhi dei curiosi.
 

Il periodo antico

È indubbio che durante il periodo greco e romano, il territorio di Cammarata ospitava uno o più insediamenti stabili. Lungo il fiume Platani, in particolare nell'area tra Ganzeria e Salina, sono stati scoperti resti di antiche costruzioni, frammenti di vasi romani e vari altri oggetti di epoca romana. Questi reperti emersero durante gli scavi per l'installazione della stazione ferroviaria. Analogamente, in località come Casabella, Tumarrano e Chiano d'Amata, sono state rinvenute monete antiche, tracce di abitazioni e cocci di vasi. A Casabella, è stato scoperto anche un pregevole pavimento a mosaico.

Nonostante ciò, come afferma lo storico Domenico De Gregorio, è alquanto difficile ricostruire o persino ipotizzare una storia del territorio che vada oltre l'epoca normanna, a causa della mancanza di informazioni affidabili trasmesse dagli storici.

Tuttavia, l'epoca cristiana ha lasciato le sue tracce nel territorio, come testimoniano alcune tombe trovate a Tumarrano e tombe ad arcosolio sulla parete est di una formazione arenaria in località Casabella.

È anche evidente che il territorio fu abitato durante il periodo bizantino, prima della conquista araba. Ciò è confermato da vari segni, in particolare da un documento del 1176 che descrive la risoluzione di una disputa tra gli abitanti di Karsa e Tumarrano. Questo documento è un indicativo importante della presenza e dell'interazione delle comunità nel territorio durante quel periodo.

storia di cammarata

[FONTE: ISPIRATO AL LIBRO CAMMARATA SAN GIOVANNI GEMINI I COMUNI DELLA MONTAGNA-SALVATORE PANEPINTO]

Storia di Cammarata 

Dalla preistoria ai giorni d'oggi

La data precisa di fondazione di Cammarata rimane incerta a causa della mancanza di documenti originali e il silenzio degli storici. Nonostante questo, vari studiosi hanno formulato diverse ipotesi cercando di tracciare le sue origini.

Alcuni, tra cui l'ab. Amico, F. Tardia, A. Airoldi, F. Ferrara, L. Calcara Egizio, G. Bonanno e R. Gregorio, suggeriscono un'origine araba per Cammarata. Altri invece, come C. Pasca, G. Di Marzo e M. Amari, sostengono che la cittadina sia stata fondata durante il periodo normanno. Gaetano Di Giovanni, un ingegnere e studioso di Casteltermini, sottolinea che, nonostante le molteplici opinioni spesso prive di prove, il nome di Cammarata appare per la prima volta in un documento risalente al 1101, anno della morte del conte Ruggiero.

Di Giovanni ipotizza che l'attuale comune di Cammarata non tragga la sua origine da un'epoca anteriore a quella musulmana, considerando che la sua esistenza è certa nell'epoca normanna, è molto probabile che sia sopravvissuto alla conquista cristiana.

Mons. Domenico De Gregorio non concorda con questa ipotesi. Nel suo volume "Cammarata" afferma: "Se ci è lecito avanzare un'ipotesi, riteniamo che l'abitato di Cammarata, almeno nel suo nucleo fondamentale, sia precedente sia alla dominazione normanna che a quella araba".

I primi documenti storici su Cammarata risalgono, infatti, al periodo normanno, quando il suo territorio venne concesso dal conte Ruggero D'Altavilla alla sua consanguinea Lucia, che viene menzionata come "Domina o dominatrix Cameratae". Lei sembra aver ricevuto l'investitura feudale del territorio e del castello agli inizi del XII secolo, e in seguito si unì al figlio Adamo.

Dalle origini al duecento

Non esistono «documenti storici o dati archeologici» che ci consentano di conoscere quale sia stato il quartiere più antico di Cammarata. Parimenti non sono molti gli scrittori che ne abbiano tentato una ricostruzione e che costituiscano per noi tali fonti per potere avanzare delle ipotesi.

Domenico De Gregorio, la fonte più attendibile, così scrive nel volume «Cammarata»: «Il nucleo della piazza attuale, avanti S. Sebastiano [La chiesa di S. Sebastiano dovrebbe essere molto antica] È dedicata alla Madonna dell'Itria. Nel 1985, durante i lavori di restauro, furono trovate le fondamenta di un edificio anteriore. Sono forse i resti di un'antica chiesa bizantina che sorgeva nel nucleo primitivo del paese? Il culto di S. Sebastiano vi sarà stato introdotto verso la fine del sec. XV e l'inizio del seguente. Nella chiesa sono notevoli le statue di S. Sebastiano e S. Rocco e della Madonna della Scalilla, il quadro del Purgatorio, di S. Gregorio e della Madonna dell'Itria del sec. XVIII».

Negli antichi documenti, è chiamato "tocco" (cioè, parte, pezzo) "vecchio" e, probabilmente, il nome serviva ad indicare la parte più antica del paese, come conferma anche l'altro nome con cui è chiamato lo stesso posto: "Vico" (seguito anche, a volte, dallo stesso aggettivo di vecchio). Secondo il Tirrito era anche chiamato "citazza" forse corruzione del latino "civitas”. In periodo arabo, verso il IX secolo, dovette formarsi il quartiere di Gianguarna, perché nel luogo dove oggi sorge la chiesa di S. Giacomo un tempo si trovava un'antica moschea araba. Mons. De Gregorio, infatti, a conferma di questo scrive: «Gianguarna era l'altro quartiere di antica origine, forse anche araba o dei primi tempi normanni. Il nome potrebbe significare: fonte di Guarna (ain = fonte)». In un periodo successivo, un altro «centro abitato, o almeno un certo nucleo di case che, in seguito, sparirono, perché la zona è franosa», dovette crearsi dopo la Gianguarna, «nella zona attorno all'attuale edicoletta dedicata a S. Cataldo, che ha dato il nome alla contrada».

Questa ipotesi è avvalorata dalla notizia secondo cui «S. Gerlando (morto nel 1100)» vi «fece edificare la chiesa di S. Cataldo». «La chiesa di S. Cataldo era tra le più antiche di Cammarata perché, come si ricava da un documento conservato nell'Archivio della Curia Vescovile di Agrigento, era stata fondata da S. Gerlando. Ma già nella visita del 1540 era descritta "ruinata e nuda".

Durante il 13° secolo, tra gli storici quartieri della Piazza e della Gianguarna, vide la luce un insieme di abitazioni che rapidamente crebbe in dimensioni. Si ritiene che nei primi decenni del 14° secolo, in questa zona si eresse la chiesa madre, o matrice.

La matrice, dedicata a San Nicola di Bari, si presume essere stata costruita nei primi anni del 14° secolo. Sorgeva nel medesimo sito dove si trova l'attuale chiesa, preannunciata da una porzione di terra su cui crescevano cipressi. Probabilmente, seguendo un'antica tradizione, la chiesa era circondata da tombe. Un incendio nel 1624 devastò la matrice, la cui ricostruzione fu completata solo nel 1701. È una chiesa a tre navate, divisa da cinque colonne-pilastro per lato, con una lunghezza di 52,3 metri, una larghezza di 17 metri, ed un'altezza di 24 metri. Il presbiterio misura 15,3 metri di lunghezza e 8,3 metri di larghezza.

La matrice custodisce numerose opere d'arte, tra cui l'antico organo del 16° secolo, il monumentale pulpito del 1776, il Banco dei Giurati del '700, il Cristo risorto di Antonio La Bella, una Deposizione della fine del '500, la Cona marmorea di Andrea Mancino, la Nicchia bramantesca in oro zecchino, e le statue della Madonna dei Miracoli e di San Nicola.

Nel frattempo, nella prima metà del 13° secolo, vennero erette le chiese di San Biagio e San Maria di Gesù. La prima, chiamata da Pirro "Antiquissima aedes" (antichissima chiesa), fu citata in un documento del 1219. Si pensa che in questo periodo, o poco dopo, vi abitarono i Carmelitani fino alla fine del 15° secolo o all'inizio del 16°, quando si trasferirono a San Giovanni. La chiesa rimase chiusa al culto nel 1980, dopo la morte del sac. Don Vincenzo Pollina. All'interno si conservano i quadri di San Filippo Neri del Reni e della Sacra Famiglia e della Natività di Pietro D'Asaro, oltre al Crocifisso e le statue di San Biagio e Santa Lucia.

Sotto la piazza, sorgeva la chiesa di Santa Maria di Gesù. Secondo le fonti, la prima chiesa di Santa Maria fu edificata da Lucia di Cammarata, una donna dominatrice, prima del 1141. Poiché nel 18° secolo la chiesa e il convento erano in rovina, dopo il 1759 iniziò la loro ricostruzione sulla collina della Casazza. Furono probabilmente completati verso la fine del secolo. La chiesa, ad una navata, misura 8 metri in larghezza, 14,2 metri in altezza, e 27 metri in lunghezza. Al suo interno si possono ammirare diverse opere d'arte notevoli, tra cui le statue della Madonna Bianca del Gaggini, di San Francesco, San Antonio, San Pasquale del Bagnasco, della Madonna di Cacciapensieri, e di San Giuseppe, oltre ai dipinti di San Francesco e San Diego.

La storia e l'architettura di questi luoghi di culto, intrise di fede e arte, costituiscono il patrimonio tangibile di una comunità radicata nel tempo. Il fascino delle antiche mura, la bellezza delle opere d'arte che custodiscono, la solennità dei riti che vi si celebrano, rappresentano pagine viventi della storia locale, che continua a sussurrare storie e tradizioni attraverso i secoli. Attraverso queste chiese, la spiritualità e l'ingegno umano si intrecciano, formando un tessuto ricco di testimonianze storiche e culturali, un vero e proprio mosaico di fede e bellezza.

In contrada Santa Lucia, l'eco delle preghiere e dei canti risuona ancora tra le pareti antiche, portando con sé i ricordi di una comunità che, nel corso dei secoli, ha saputo preservare e valorizzare il proprio patrimonio di fede e cultura. Un luogo dove la spiritualità si fonde con la storia, l'arte con la devozione, e il passato con il presente, regalandoci un prezioso racconto che, attraverso le sue chiese e le opere che custodiscono, continua a parlare al cuore di chi vi accede.

Gli architetti Antonino Barone e Giuseppe Giarratana hanno sollevato dubbi sulle teorie proposte da Mons. De Gregorio. Nella loro tesi di laurea intitolata "Problemi del territorio di Cammarata connessi alla storia della contea", essi sottolineano: "Il quartiere della Gianguarna, probabilmente il più antico, rientra nella sfera di influenza della chiesa dell'Annunziata. Anticamente, questa chiesa era dedicata alla Madonna degli Infermi, ma già prima della visita del 1540, veniva chiamata dell'Annunziata. Tra il 1947 e il 1949, grazie all'iniziativa del rettore sac. Salvatore Pollina, è stato costruito un nuovo campanile, sul quale è stato successivamente collocato un orologio. Oggi, la chiesa è preceduta da un atrio con arco ogivale e custodisce il Crocifisso del XVII secolo, il gruppo ligneo secentesco dell'Annunziata, la tela della Maddalena, forse opera del Reni, e un quadro di Fra Fedele da S. Biagio. Si possono ancora osservare le mura perimetrali del convento annesso alla chiesa".

In una tavola, gli architetti indicano come secondo nucleo abitativo il quartiere a valle dell'antica "Strada della Carrozza", situato tra la piazza, il castello e la matrice. Tra le ipotesi esposte, alcune contrastanti, riteniamo più attendibili quelle di Mons. Domenico De Gregorio, per la sua reputazione di serietà e perché appaiono le più plausibili. Crediamo infatti che il nucleo originale del paese sia sorto attorno alla "piazza". Tuttavia, come testimoniano alcuni ruderi, un casale più antico e fortificato doveva trovarsi più a monte. Il quartiere di Gianguarna, pur essendo antico, sembra essersi sviluppato successivamente, probabilmente in periodo arabo, poiché nel luogo dove ora sorge la chiesa di S. Giacomo, un tempo potrebbe esserci stata una moschea. Infatti, la zona era chiamata, con un nome di origine araba, "rabbato" o "rabbatello".

Cammarata ha vissuto un significativo incremento di popolazione ai tempi di Lucia, e nei periodi immediatamente successivi, dovuto a vari fattori. Tra questi, le lotte contro i musulmani attorno al 1250 - quando i numerosi casali arabi dell'agro cammaratese si spopolarono - , l'attrattiva di una posizione strategica come la roccia su cui il paese fu edificato, la sicurezza offerta dal potere di Lucia e del suo successore Adamo, attorno al loro castello fortificato, un fenomeno comune a molti altri paesi della Sicilia. Si aggiunge anche la comodità offerta da una convivenza numerosa di cittadini e, non da ultimo, la necessità di trovare un luogo ventilato e lontano dalle zone malariche e franose che la deforestazione di 

vaste aree stava rendendo pericolose. Questa teoria è supportata da Edrisi, che nel suo "Il libro di Re Ruggero" descrive Cammarata durante il dominio di Lucia con parole evocative: "Qammaratah, un casale di grandi dimensioni, ha un territorio con confini estesi, molti campi da seminare, un castello situato in alto, forte e difendibile, orti, giardini e frutta in abbondanza".

Tuttavia, nonostante le diverse ipotesi e i contrasti tra di esse, è impossibile ignorare la ricchezza storica e culturale di Cammarata. Un luogo dove le storie si intrecciano e le teorie si sovrappongono, ma dove, in ultima analisi, ogni strada, ogni edificio e ogni pietra raccontano la storia di un popolo e di una comunità che sono fioriti attraverso le ere, mantenendo viva l'eredità dei secoli. Un patrimonio che continua a resistere al passare del tempo, offrendo uno sguardo affascinante nel passato per coloro che sono disposti a cercarlo.

Quindi, mentre gli architetti e gli storici possono non essere d'accordo sulla genesi esatta di Cammarata, non c'è dubbio che questa città, con i suoi edifici antichi e le sue strade storiche, sia un gioiello della storia siciliana. Un luogo che racchiude in sé la storia di una terra e di un popolo, un luogo dove il passato è sempre presente, e la storia si rivela ad ogni angolo. Cammarata, un luogo che fa vivere la storia, un luogo da scoprire, da amare, da rispettare.

Il castello di Cammarata

Non conosciamo a tutt'oggi documenti che possano testimoniare sulle origini del castello, per cui sconosciuti appaiono il periodo in cui dovette essere edificato e il signore che ne ordinò la costruzione...

Foto castello anni 20

Disegno di Enzo Li Gregni

In questa sezione abbiamo raccolto altri dettagli sulla storia di Cammarata tratti dal libro paesi di Sicilia dell'Istituto bibliografico siciliano, stampato il 15 maggio del 1965.Speriamo di aver fatto cosa gradita.
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Il trecento e il quattocento

Nel corso del XIV secolo, l'abitato di Cammarata si espanse fino a "Porta Guagliarda", un nome che suggerisce l'importanza di questo accesso alla città. Questo viene confermato anche dall'edicola della Madonna della Porta, un chiaro omaggio alla Vergine "Ianua coeli", che era solitamente collocata in prossimità delle principali porte delle città per protezione e difesa. 

Il percorso delle fortificazioni, e forse anche di parti delle mura cittadine, seguiva una linea naturale, scendendo verso sud lungo un declivio che diventava un torrente in inverno. Il tragitto culminava con un'altra porta situata tra San Domenico e San Biagio. Documenti antichi fino all'inizio del XVII secolo fanno riferimento a questa zona come la contrada di "Porta Guagliarda o del lavinaro".

Il quartiere di San Vito, si presume, prese forma tra il XIV e XV secolo. A testimoniarne l'esistenza è un riferimento all'inizio del XVI secolo che menziona la presenza di una chiesa. L'antica chiesa di San Vito, risalente a prima del 1500, era piccola e comprendeva sei altari. Si crede che la chiesa attuale sia stata costruita tra la seconda metà del XVI secolo e la prima del XVII. Un vero e proprio tesoro di opere d'arte si trova al suo interno: un antico organo del '700, un coro artistico, un Crocifisso ligneo del '600, statue di San Vito, San Pietro, San Paolo, e dipinti della Vergine Santa, Dio Padre, San Placido, San Eligio e San Liborio. All'interno della sacrestia, si trova un armadio in legno scolpito e adornato con putti e fregi, sopra il quale si trova un'edicola con la statuetta di San Vito.

Cammarata, grazie al suo forte sviluppo, assunse presto l'aspetto di una città. Un segno di questo status fu l'istituzione di un ospedale nel XIV secolo, la presenza di una comunità ebraica e la costruzione di numerose chiese, tra cui quelle di San Domenico, Santa Domenica e San Giacomo e San Giovanni Evangelista. 

È stato nel 1312, per decreto di Federico II di Sicilia, che gli ebrei furono obbligati a vivere in un ghetto, che divenne quindi il quartiere commerciale. Questo ghetto si trovava in una zona tra il giardino di Sant'Agostino e quello di San Vito, una zona che ancora oggi, talvolta, è chiamata quartiere degli Ebrei. Qui si trovava probabilmente la loro sinagoga e il loro cimitero. Tuttavia, con l'avvento degli spagnoli, la tolleranza verso gli ebrei diminuì fino a che Ferdinando il Cattolico, nel 1492, firmò il decreto di espulsione degli ebrei da tutti i suoi domini. 

Alla fine del XV secolo, Cammarata vide una massiccia 

immigrazione di "nuovi abitatori", che portò a un considerevole incremento della popolazione. Verso la metà del XVI secolo, l'erudito V. Amico registrò che gli abitanti, che erano 8.092, avevano già superato il numero di 7.000.

Nel tardo Quattrocento, si assiste anche alla costruzione di molteplici chiese, tra cui quella di San Domenico, la cui edificazione fu affidata ai Domenicani al posto di una preesistente dedicata a Sant'Antonio. Un incendio devastante nel 1913 distrusse l'abside e il tetto di questa chiesa, ma fu prontamente ricostruita tra il 1929 e il 1934, conservando ancora oggi opere come i quadroni di San Giacinto, San Vincenzo, San Domenico, del Rosario e di Sant'Agostino.

La chiesa di Santa Domenica, presumibilmente edificata a metà del XV secolo, ospita preziose statue di Maria Ausiliatrice, San Filippo di Agira, l'Immacolata, e i dipinti dell'Adorazione dei Magi e di San Gaetano. Inoltre, l'altare del Crocifisso custodisce un tabernacolo di argento e un paliotto di lamina d'argento.

L'ultimo edificio religioso degno di nota è la chiesa di San Giacomo e San Giovanni Evangelista. Secondo la tradizione, sorge su una precedente moschea araba, ipotesi plausibile considerando che San Giacomo era visto come il protettore dei Cristiani contro i Mori. La chiesa originale, che si presume fosse situata nelle vicinanze, fu distrutta nel 1576. In quel periodo si stava ricostruendo la chiesa di San Giovanni Evangelista, e i confratelli di San Giacomo chiesero e ottennero di trasferire la loro confraternita in essa. L'edificio rimase aperto al culto fino alla Seconda Guerra Mondiale.

Attraverso le trasformazioni e l'evoluzione della città di Cammarata, si intuisce la ricchezza della sua storia e il fervore del suo passato, un'epoca che ha lasciato tracce tangibili nelle sue strade e nei suoi edifici, raccontando storie di fede, di comunità e di cambiamento.

Chiesa dell'annunziata - Gianguarna

Chiesa Santa Domenica (Badia)

Disegno Madrice di Cammarata

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