
Area attrezzata Savochello
L'area attrezzata di Savochello-Monte Cammarata si trova all'interno di una bellissima pineta dotata di un'area ricreativa per i bambini, in grado di accogliere sino a 300 visitatori. Per raggiungerla bisogna seguire la strada che da Santo Stefano di Quisquina porta a Cammarata. Giunti al demanio forestale denominato Ledera, segnalato da specifici cartelli, bisogna imboccare l'unica strada che conduce sulla cima del monte. L'area è dotata anche di servizi igienici, punti di cottura, piste ciclabili e sentieri natura.

Natura
Un territorio straordinario in Sicilia tutto da scoprire


Cammarata, San Giovanni Gemini e Santo Stefano Quisquina (provincia di Agrigento), in gran parte occupata da rilievi calcarei dell'era mesozoica come Serra Quisquina (1059 m), Serra della Moneta (1188 m), Pizzo della Rondine (1246 m), Monte Gemini (1397 m) e Monte Cammarata (1578 m), il secondo più alto dei Monti Sicani dopo Rocca Busambra.
Il territorio e la storia dei monti Sicani
Di origine tettonica che nascono dai movimenti delle placche terrestri durante l’Era “Secondaria” o “Mesozoica”, che inizia 245.000.000 e termina 68.000.000 anni fa. Durante un percorso di 167.000.000 si delinearono i Continenti che assunsero configurazioni simili alle attuali.
Nel clima caldo e umido tipico del primo Mesozoico, si diffusero i rettili, sia terrestri sia acquatici e volatili, sia onnivori che carnivori ed erbivori, che abitarono le primordiali foreste.
Gli sconvolgimenti climatici trasformarono le foreste in giacimenti di carbone, dando luogo all’evoluzione di nuove specie più variegate e rigogliose. Comparvero, prima, le conifere a cui fecero seguito tutte le altre piante e solo verso la fine dell’Era la vegetazione assunse l’aspetto attuale.
Scomparvero i grandi rettili, e comparvero volatili e mammiferi, più adatti al nuovo clima. Fra gli invertebrati si diffusero gli ammoniti, oggi considerati, fossili guida dell’Era Secondaria. I nostri Monti, terre sommerse nel Mediterraneo, emergono nel periodo Mesozoico, con il ritiro delle acque a causa delle alte temperature. Su Monte Cammarata sono stati riscontrati diversi “tipi litologici”: argilliti e calcareniti, calcari e granatine, formazioni tipiche del Mesozoico.
Alcuni strati rocciosi presentano formazioni di argilla verdognola e nerastra, con venature di calcite, altri strati presentano formazioni di calcari e granatine con colature di calcarenite, che sono le formazioni più diffuse e ne costituiscono l’ossatura. Diverse le componenti fossili: halobie, daonelle (molluschi appartenenti all’ordine dei lamellibranchi, privi di testa e costituiti da un sacco viscerale racchiuso nella conchiglia, antenati delle odierne patelle) e poseidonie (alghe) riscontrabili su Monte Cammarata, e in diversi punti dei Monti Sicani e delle Madonie nello specifico Cammarata, San Giovanni Gemini e Santo Stefano Quisquina (provincia di Agrigento), in gran parte occupata da rilievi calcarei dell'era mesozoica come Serra Quisquina (1059 m), Serra della Moneta (1188 m), Pizzo della Rondine (1246 m), Monte Gemini (1397 m) e Monte Cammarata (1578 m), il secondo più alto dei Monti Sicani dopo Rocca Busambra.







Il monte Cammarata
Il Monte Cammarata, quasi 1600 metri di altezza, rappresenta un anello importante del sistema montuoso dei Sicani. Dalla sua cima il panorama abbraccia a 360 gradi la Sicilia, mentre le due aree attrezzate - all’interno dei verdeggianti boschi – costituiscono il luogo ideale per ristorarsi dopo una passeggiata.
Il rilievo, composto essenzialmente da rocce calcaree, il cui colore dei marmi varia dal bianco crema cinerino al grigio avorio azzurrognolo, sulla sommità ospita oltre 150 specie erbacee di cui diverse rappresentano rari endemismi. L’intera catena rocciosa, modellata nel tempo da lente e costanti erosioni dando forma a picchi, gole e pareti a strapiombo, offre spettacoli di rarissimo fascino.
Il monte era stato inserito nella Riserva naturale orientata Monte Cammarata una riserva naturale regionale della Sicilia, istituita nel 2000 che nel 2012 è stata soppressa e inglobata al parco dei Monti Sicani.

Antiche trazzere e sentieri
Esiste ancora un antico sentiero che porta da Santa Lucia per finire in Contrada Caddeddi, primo rifugio, interrotto solo dalla strada, per poi continuare fino in cima a Monte Cammarata; Un’antica mulattiera, parte dal secondo rifugio passando per Contrada Ledera salendo fino alla “nivera del baglio”, che veniva utilizzato negli anni 50/60 per trasportare il ghiaccio per granite in tutti i paesi della provincia; Una trazzera parte da Stretto di Vacca, dall'altezza dell'attuale piscina provinciale, si addentra nel bosco Sant'Onofrio, sede della chiesetta a lui intitolata, di fronte all'invisibile e omonima grotta e si arriva alla meravigliosa riserva del barone Coffari, dove si trovano i resti della villa dei Branciforti, descritta minuziosamente dallo storico Caruso XVII - XVIII sec.; qui si notano, nascosti dalla fitta vegetazione, grandi mura perimetrali e abbondanti frammenti di ceramiche, sparsi nel fondo circostante. Le fontane descritte dal Caruso, venivano alimentate dalle sorgenti di San Michele. La trazzera attraversa un bosco
formato in prevalenza da roverelle, querce e lecci, ed è ricco di fauna avicola e terrestre. Un percorso naturalistico parte dal bivio Romeo, poco dopo il secondo rifugio, scende fino a Portella della Venere, dove sono ancora visibili i resti di una chiesa bizantina omonima V-VII d.c., e risale verso Monte Venere alias Monte Gemini, attraversandolo in tutta la sua lunghezza, per arrivare a Portella dei Daini in contrada Gargiuffè, da cui si ammira, nelle giornate serene, il mare di Termini Imerese e parte della costa Trapanese; guardando verso Palermo lo sguardo incontra la mole di Rocca Busanbra meglio conosciuta come Bosco Ficuzza. Altro percorso parte da Serra Canale, attraversa il fianco nord-ovest della montagna, raggiunge la “zotta da vecchia”, un laghetto naturale nascosto da una folta vegetazione, che convoglia le acque sorgive del torrente Cacagliommaro. Piu’ in alto, un altro percorso analogo parte dal primo rifugio, uscendo nell'area attrezzata del Savochello, per raggiungere i tornanti in contrada Prussiano, ed ammirare la mitica fontana “luce di luna”, dal nome, sicuramente, risalente ad un antico culto pagano. Si dice, che la luna in certi periodi dell'anno, quando ha raggiunto una certa altezza, si specchia perfettamente nella fontana e nella storia questi episodi, ricorrevano in particolari fasi di allineamenti astronomici, creando triangolazioni misteriose, con insediamenti situati nei pressi.







La riserva naturale (Flora e fauna)
Flora
Alle pendici del Monte Cammarata è presente ciò che resta di un antico querceto con esemplari di leccio (Quercus ilex) e roverella (Quercus pubescens), misti a carrubbo (Ceratonia siliqua) ed altre specie da rimboschimento quali cedri (Cedrus sp.), cipressi (Cupressus sempervirens), pini (Pinus sp.) e aceri (Acer sp.). Sulle parti sommitali dominano le euforbie (Euphorbia rigida) e il sorbo meridionale (Sorbus graeca). Sono presenti inoltre numerosi specie endemiche come il dente di leone siciliano (Leontodon siculus), la sesleria dei macereti (Sesleria nitida), il senecio siciliano (Senecio siculus), la bivonea gialla (Bivonaea lutea) e la camomilla delle Madonie (Anthemis cupaniana).
I Monti Gemini e Serra della Moneta ospitano rimboschimenti a cedri (Cedrus sp.), aceri (Acer campestre e Acer pseudoplatanus) e pini d'Aleppo (Pinus halepensis), mentre su Pizzo Rondine sono presenti lembi di leccete (Quercus ilex).
Fauna
La riserva ospita numerosi mammiferi tra cui la volpe (Vulpes vulpes), il coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus), la lepre (Lepus europaeus), la donnola (Mustela nivalis), l'istrice (Hystrix cristata), il riccio (Erinaceus europaeus) e il topo quercino (Eliomys quercinus).
Molto ricca l'avifauna rappresentata da specie sia stanziali che migratorie, tra cui si possono citare il regolo (Regulus regulus), la beccaccia (Scolopax rusticola), la capinera (Sylvia atricapilla), il merlo (Turdus merula), il rampichino (Certhia brachydactyla), lo scricciolo (Troglodytes troglodytes), la cinciallegra (Parus major), il pettirosso (Erithacus rubecola) e il luì piccolo (Phylloscopus collybita). Sono presenti anche numerose specie di uccelli rapaci sia diurni, come il gheppio (Falco tinnunculus) e la poiana (Buteo buteo), che notturni, come l'assiolo (Otus scops), la civetta (Athene noctua), l'allocco (Strix aluco) ed il barbagianni (Tyto alba). Da segnalare infine la presenza del picchio rosso maggiore (Picoides major) e della coturnice sicula (Alectoris graeca whitakeri), due specie a rischio di estinzione.

Siti archeologici
Numerosi sono i siti sparsi nel territorio Sangiovannese e Cammaratese, ai piedi dei
Monti Gemelli, Gemini Montes secondo la citazione di Plinio il Vecchio, che
testimoniano il passaggio di antichi popoli, dai Sicani ai Greci ai Romani ecc.
proviamo ad individuarne alcuni:
ZONA FILICI: necropoli romana
ALTA MONTAGNA: pochissimi resti di chiese bizantine Sant'Elia e Santa Venera
CONTRADA PRUSSIANO: resti sparsi di ceramiche risalenti a varie epoche
CONTRADA MANCUSO: tombe nelle rocce
CONTRADA GIARDINELLO: tombe nelle rocce e tracce di insediamenti rurali
CONTRADA MELACO: tombe nelle rocce
CONTRADA ROCCA BRUARO: grotte di San Matteo
CONTRADA PUZZILLO: oltre alle grotte dell’Acqua Fitusa sono state rinvenute tracce di
insediamenti paleolitici, mentre sulla Montagnola sono stati ritrovati resti di una cittadella.
VALLE DEL TUMARRANO: insediamenti al Casalicchio di epoca preistorica e romana.
CONTRADA BUFFA: tombe e resti di fontane di epoca romane
CONTRADA MONTAGNOLA DI PASQUALE: resti di antiche abitazioni di chiese romane bizantine
CONTRADA CASABEDDA: insediamento rurale di epoca ellenistico romana
CONTRADA LA FITUSA: resti di antichi casali e necropoli nelle rocce
CONTRADA MONTONI PERCIATA: tombe paleolitiche nelle rocce
CONTRADA SPARACIA: tombe del paleolitico
CONTRADA COZZO SUGHERO: tombe preistoriche e romane
CONTRADA SAN MICHELE: resti di insediamenti di probabile origine punica.
CONTRADA FOSSI: cavità naturali nella storia utilizzate come sepolcri.
Le grotte dell'acquafitusa
La sorgente di ''Acqua Fitusa'' si trova ad otto Km dal centro di San Giovanni Gemini, a destra del vecchio tracciato della statale 189 Pa-Ag, in una zona facilmente accessibile sia dallo svincolo per Cammarata, sia dal vicino scalo ferroviario Cammarata-San Giovanni Gemini, lungo la linea Agrigento Palermo.
Le sorgenti emergono a ridosso di un costone roccioso che si affaccia prevalentemente ad Est, nella contrada San Crispino, a Nord della più nota contrada Puzzillo.
Le grotte di ''Acqua Fitusa'' rivestono particolare interesse per la loro formazione geologica, nonché per la loro importanza storica. Esse ricadono su un territorio un tempo appartenente al Sac. Giuseppe Longo, il quale verso la fine dell'800 vi costruì un edificio probabilmente destinato alle cure termali, ormai da tempo abbandonato.
Le acque si trovano all'interno di grotte che si fanno risalire all'età della pietra e dove sono state trovate tracce di vita umana. Le grotte, particolarmente quelle di Contrada Puzzillo, non sono mai state adeguatamente esplorate, ma molti reperti litici e i manufatti rinvenuti consentono di affermare che esse furono abitate in periodo epipaleolitico. Nel corso di qualche esplorazione sono stati pure rinvenuti cocci di materia fittile, di ceramica liscia e dipinta. La grotta è costituita da un piccolo androne profondo pochi metri con un'apertura nella parte terminale che immette nella grotta vera e propria.
Superata questa apertura, ci si trova all'interno di una gigantesca cupola. Le dimensioni della grotta sono impressionanti: alta almeno 20 m, essa ha un diametro di circa 50 m.
Bellissime sono le formazioni tipiche di questi luoghi, stalattiti e stalagmiti che ricoprono la volta e il suolo della grotta che assumono varie colorazioni (bianco, rosa e nero).
Le acque delle sorgenti, classificabili come minerali, ipotermali, sulfuree-salsobromo-iodiche-alcaline, hanno particolari proprietà terapeutiche nella cura di molte malattie della pelle.
La grotta del baglio
Per giungervi bisogna partire dal secondo rifugio, e percorrere l’antica mulattiera utilizzata per trasportare i blocchi di ghiaccio, provenienti dalla “nivera”, che riforniva di ghiaccio i paesi della provincia. Lungo la salita il paesaggio è mozzafiato, mostra le valli profonde che circondano “i Gemelli” dai paesi lontani, alle cime dell’Etna, alle Madonie, alle coste Trapanesi attraverso i contrafforti della montagna Cozzo tre Monaci, Chirumbo, Gallinica ecc. Il paesaggio è ricco di odori, origano, timo, valeriana, ed ricco di tracce di animali lepri, volpi e cinghiali che abitano le zone. Salendo per questo percorso ci si imbatte in una grande conca, un anfiteatro naturale che si apre sotto una rupe, è quel che resta della Nivera del Barone, di cui parla Leonardo Sciascia in una delle sue opere; al di sopra si trovano i resti di una costruzione rettangolare, di primo uso ignoto, ma nella storia recente utilizzata, come ricovero, da pastori. Verso sud ovest si notano spaccature nelle pareti rocciose. Attraversando un piccolo canyon si arriva alla “Grotta del baglio”, il cui ingresso è inaccessibile perché ostruito da un grosso macigno, che nasconde un altro cunicolo orientato ad est. Sia la leggenda che la storia parlano della Grotta del Baglio: il Tirrito, il Caruso, il
Cascini ed il Fazzello. Si narra che su monte Cammarata, a poche centinaia di metri dalla cima, c’è una grotta che si incunea dentro la montagna, e passando sotto il paese, arriva alla base del colle Tribico o Tribisco o Puzzillo, uscendo all’Acqua Fitusa, probabilmente collegandosi alle altre grotte di questo sito, dove sono state rinvenute tracce di insediamenti paleolitici, e resti di una cittadella nei pressi della collina. Ma fino ad oggi non risultano esplorazioni ufficiali. Dalle notizie raccolte si sa che la grotta ha un ingresso inclinato verso il basso, ed attraverso un cunicolo arriva aduna camera di forma quadrata, nelle cui pareti si trova inciso il segno degli antichi cristiani.











I sentieri consigliati
L'Azienda Demaniale Forestale in numerosi punti della Riserva ha realizzato aree di ristoro con tavoli, la struttura con griglia per la cottura di carne e altri cibi, fontane d'acqua e bagni. Esistono anche diversi sentireri per chi vuole effettuare escusrsioni attraverso i quali si possono ammirare splendidi panorami e centinaia di specie erbacee endemiche e con un pò di fortuna si potranno incontrare anche specie fauniste protette.
La Riserva comprende anche il Fondo Salaci ex tenuta Coffari, un'area estesa 15 ettari, un esempio di macchia mediterranea di enorme interesse. In essa si alternano fitto bosco e presenze erbacee di grande interesse botanico. La Riserva dispone di un'area attrezzata fornita di servizi igienici, punti cottura, sentieri natura, piste ciclabili e uno spazio arredato con giochi per bambini. All'interno di questa area protetta sono stati allestiti alcuni sentieri che consentono di conoscere il meraviglioso ambiente naturale.
Di seguito ne segnaliano alcuni.
- Itinerario Pizzo della Rondine
Questo percorso è perfetto per godere della natura e dei paesaggi della Riserva, da questi luoghi si possono ammirare panorami stupendi della Sicilia centrale e dei Monti Sicani. Attraversando rigogliosi querceti con un florido sottobosco si giunge sulla vetta Pizzo della Rondine a quota 1246 m. s.l.m. da dove si può ammirare un panorama straordinario. Caratteristiche itinerario: punto di partenza SP 24 al km 9 dopo “ Casa Prussiano”; lunghezza del poersorso 6 km; tempo di percorrenza 3 ore; difficoltà media.
- Sentiero Monte Cammarata
Il sentiero percorre le scoscese pendici del monte, fra le folte boscaglie e gli estesi prati, fino a toccare la cima del monte dove si possono trovare particolari specie di una certa importanza botanica. Lungo il percorso ci si può fermare per osservare la niviera meglio conservata della riserva, costruita a mezza costa sfruttando una cavità naturale con una parete di pietra a secco. Dalla vetta si può godere di un panorama straordinario. Caratteristiche itinerario: punto di partenza SP 24 dopo il “Belvedere”; lunghezza del percorso 6,3 km; tempo di percorrenza 5 ore; difficoltà medio alta.
- Itinerario dei marcati
Lungo questo cammino è possibile soffermarsi per conoscere gli antichi marcati, i tipici ricoveri in pietra per l'allevamento degli ovini. Il marcatu in genere è costituito da: un rifugio per il pastore, chiamato pagliaru, dai recinti per gli animali, da una postazione per la mungitura, chiamata vadile, da un rifugio per gli agnellini rimasti orfani, chiamato zirmuni, e da una postazione adeguata per la produzione del formaggio e ricotta. Caratteristiche itinerario: punto di partenza SP 24 al km 22 ; lunghezza del percorso 7,8 km; tempo di percorrenza 3 ore e 30 minuti; difficoltà bassa.

Non solo natura, scopri cosa fare a
San Giovanni Gemini e Cammarata
Svariate sono le attività che si possono svolgere nei nostri comuni, decine di ristoranti che trattano proprio i prodotti dei monti Sicani, garantendo altissima qualità ad ottimo prezzo, inoltre, tantissimi posti dove poter alloggiare tra hotels, agriturismi B&B case vacanze.
Vastissima scelta di Negozi, locali notturni a disposizione nel cuore cittadino,oltre che la bellezza del territorio stesso con il suo maestoso monte Cammarata che domina sovrano.


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Per fare della propria vacanza un momento da ricordare con piacere non bisogna lasciarsi scappare la possibilità di conoscere il territorio immergendosi completamente in esso. La natura è il rimedio più sano per dimenticare le preoccupazioni e trovare una dimensione surreale dove rigenerarsi e scoprire i piaceri della vita. Lasciatevi catturare dalla magia di paesaggi incontaminati e ricchi di attrazioni tra i monti Sicani in Sicilia